Questo blog è nato per aggiornare e integrare le informazioni e i dati presenti nel saggio Il digitale e la scuola italiana onde evitare che il libro – fino a maggio disponibile in ebook, poi anche in versione cartacea – venga superato dagli eventi prima ancora di finire tra le mani del lettore; rischio che, soprattutto quando si parla di scuola e tecnologia, è quanto mai reale e concreto.
Segnalo quindi di seguito alcune notizie che sicuramente avrebbero trovato spazio nel libro e prima di tutto inizio da un vero e proprio aggiornamento: nel saggio infatti parlo di Garamond, un progetto editoriale interessante e meritorio che purtroppo però ha chiuso i battenti, come ha anche confermato in una comunicazione Agostino Quadrino che ne era direttore editoriale, nonché cuore pulsante. La sua attività, scrive nel comunicato, non cessa certo qui, ma continua in una nuova iniziativa culturale “nel contesto della nuova società WikiScuola, già da qualche mese attiva nel settore della formazione del personale docente della scuola e della produzione collaborativa di contenuti e servizi didattici aperti e non più editoriali.”
Una scelta con una connotazione precisa: di servizio e di condivisione di contenuti aperti, che in inglese si chiamano OER (Open Educational Resources) e a cui dedico una sezione del mio saggio, come anche ha notato Noa Carpignano di Didasfera, a sua volta una realtà molto attiva in questo ambito a cavallo tra nuove forme di editoria e ambiente di apprendimento.
Le OER, o risorse didattiche aperte, sono, a mio modesto parere, proprio grazie al digitale hanno interessanti potenzialità di espansione e su questo è d’accordo anche uno dei maggiori esperti del settore, Giuseppe Dino Baldi, che nel saggio ho interpellato e di cui ho presentato già altrove l’intervista completa, molto illuminante e da leggere integralmente.
Date queste premesse, non mi ha sorpreso più di tanto la nascita di Fidenia, una piattaforma didattica che, tra le varie funzionalità (registro elettronico, calendario, comunicazione a distanza tra insegnanti e studenti), offre un archivio digitale di risorse e materiali didattici multimediali da condividere e riutilizzare.
La recente acquisizione di Questbase, applicazione web per la creazione di questionari e verifiche, non fa altro che rafforzare questa propensione ad una comunità di apprendimento dove gli insegnanti hanno l’opportunità di entrare ognuno nel “laboratorio” degli altri, e non solo condividere, ma magari progettare insieme percorsi comuni.
Se si pensa a quanto sia difficile vedere lavorare insieme gli insegnanti, tutto ciò può sembrare utopico, ma come sempre i finlandesi (notoriamente sperimentatori impavidi di nuovi metodi e nuove strategie didattiche) ci dimostrano che la cosa è fattibile e da parte loro ci stanno provando, abolendo, dopo la scrittura manuale, nientemeno che le materie, sostituite da “argomenti”. La notizia è recente e naturalmente ha suscitato subito scalpore, come anche diffidenza e scetticismo. Sicuramente è un modo per andare sempre più verso quell’ interdisciplinarietà di cui si parla da tempo anche in Italia e che sta lentamente, ma credo inesorabilmente, infiltrandosi tra le vetuste mura degli edifici scolastici, mura che ancora separano classi e spazi destinati anch’essi – almeno lo spero – a essere ristrutturati (o meglio destrutturati).
Infine, un altro argomento di cui mi occupo nel saggio e che necessita di un aggiornamento sono i MOOC (Massive Open Online Courses), cioè i corsi online aperti a tutti che stanno impazzando negli States e non solo, dato che molte università europee ne hanno aperti di propri. L’Italia è presente ancora con pochi atenei, ma è suo il progetto di una piattaforma di aggregazione europea chiamata Emma, che comprende per ora 7 università (3 “open” e 4 tradizionali) e che si dice “aperta a tutte le università italiane e ai docenti che vogliono aderire gratuitamente”.