Se la percezione è giù strutturata linguisticamente, l’idea che il reale oggettivo, così come esso è espresso dal giudizio S é P, possa radicarsi nella sfera intuitiva viene a cadere, proprio perché ritroveremmo in esso non delle proprietà reali, ma delle specie concettuali. A meno che, come in effetti si proverà a spiegare, non sia possibile riconoscere un accordo tra la sfera intuitiva e quella concettuale mediante l’operatività di una “tipica” della coscienza passiva. Se, come avviene in Esperienza e Giudizio, noi constatiamo che la percezione non è “semplice”, e che ogni già in essa opera una sintesi esplicativa, noi stiamo considerando il livello dell’intuizione come autonomo rispetto al giudizio, cioè rispetto alla necessità che intervengano nuovi atti intenzionali per determinare le caratteristiche della percezione. Ma se la percezione annovera già in sé dei riferimenti a delle oggettività universali, ci si scontra con il problema che la genesi di quest’ ultime viene da Husserl tracciata proprio a partire dalla sfera intuitiva, come si evince in Esperienza e Giudizio; veniamo così rinviati dalla sfera intuitiva agli elementi concettuali e viceversa; è possibile uscire da quello che, in effetti, è un circolo vizioso?
DATI BIBLIOGRAFICI
Autore: Mario Autieri
Titolo: Husserl. Intenzionalità e precategoriale
Collana: Philosophy
ISBN cartaceo: 9788867053100
Prezzo cartaceo: € 14.00
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