Nella storia giuridica della Sardegna medievale, la istituzione qualitativamente più caratteristica e quantitativamente più rilevante è il “Giudicato”: “forma di governo” (in senso lato) propria ed esclusiva della Sardegna, dal secolo IX, con il ‘distacco’ dell’Isola dall’Impero Romano, al secolo XIV, con l’ingresso dell’Isola nel dominio aragonese e poi (secolo XVIII) sabaudo. Tale istituzione, eccezionale e così attuale da apparire estremamente interessante per applicazioni future, è però la prosecuzione (unica proprio per la fedeltà al “modello”) della “forma di governo” (ancora in senso lato) repubblicana-imperiale romana, fondata sul “contratto” di societas. Ciò mentre la storia giuridica del resto della Europa è caratterizzata dalla transizione dalla antica organizzazione repubblicana-imperiale romana alla medievale e moderna organizzazione germanica, fondata sull’opposto “contratto feudale”. L’elemento principale della specificità giudicale è la ‘sovranità civica’, che consiste nella titolarità e nell’esercizio democratici/repubblicani del potere ‘sovrano’ da parte dei Sardi, organizzati in un sistema di Comunità locali (Biddas) con le loro assemblee deliberanti (Coronas) e di successivi livelli di Comunità di Comunità locali, con le loro assemblee deliberanti (Coronas de Curatoria, Corona de Logu e – eccezionalmente – Corona ‘inter-giudicale’). A tale ‘elemento’ corrisponde la limitazione del potere ‘di governo’ (in senso stretto) dei Giudici, sia nella gestione delle questioni interne sia nella stipulazione dei trattati sovrannazionali. Notevole appare il dato storico del calo demografico connesso con la fine della organizzazione giudicale.
DATI BIBLIOGRAFICI
Autore: Vanni Piras
Editore: Ledizioni
Pubblicato nel: marzo 2021
Formato: brossura, 174 p.
ISBN: 9788855264396
Prezzo: 18 €
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