Quando, nel 1562, si presentava per la prima volta al pubblico con il Rinaldo, il giovane Tasso era consapevole di inserirsi in un panorama articolato e complesso, tra modelli antichi ed esperimenti moderni, progetti editoriali e accesi dibattiti accademici. A fronte di una tradizione critica che ha riservato scarso interesse al primo poema tassiano e che ha per lo più letto il suo autore attraverso le moderne categorie stilistiche, narratologiche ed ermeneutiche, questo studio si propone di ricollocare il Rinaldo all’interno del contesto storico-culturale in cui nacque e di rileggerlo attraverso le categorie retoriche che avevano informato il pensiero di Tasso e dei suoi contemporanei: le categorie di “poetica” e “allegoria”. La ricognizione sul poema prende così le mosse dalla tripartizione in inventio, dispositio ed elocutio, propria della speculazione critica cinquecentesca, rendendo ineludibile il confronto con i Discorsi dell’arte poetica (la cui collocazione cronologica viene in parte riaperta). L’indagine poi, all’interno del Rinaldo, della sfuggente categoria cinquecentesca di “allegoria”, nella sua portata ideologica e negli elementi anticipatori della poesia della Liberata, pone il giovanile poema a metà strada tra la retorica umanistica dell’exemplum e l’allegoria politica della Liberata e della Conquistata. Già nel primo poema, infatti, Tasso sperimenta in modo audace le tensioni tra i poli opposti di finzione e realtà, poesia e storia, epica e romanzo.
DATI BIBLIOGRAFICI
Autori: Michele Comelli
Editore: Ledizioni
Collana: La Ragione Critica
Formato: Brossura
Pubblicato in: marzo 2014
ISBN cartaceo: 9788867051618
Prezzo cartaceo: 28,00 €
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