Nel 2017, una ricerca preliminare condotta nella regione senegalese di Kolda e guineense di Gabu dall’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’ONG italiana Fondazione ACRA, ha permesso di comprendere le modalità con cui le comunità di Diaobé-Kabendou, e quelle nei dintorni di Kounkané, Kandiaye e Sare Coly Salle (sul versante senegalese, dipartimento di Vélingara) e della città di Gabu (sul versante guineense) avevano accesso ai canali migratori internazionali. Questa mobilità coinvolgeva giovani uomini con poca o nessuna istruzione che, per le loro origini rurali, avevano familiarità con il lavoro agricolo e pastorale. I tentativi di raggiungere l’Europa senza visto d’ingresso, così da eventualmente regolarizzare la loro posizione attraverso il meccanismo legale di richiesta d’asilo per motivi politici o umanitari, sono divenuti più frequenti a partire dagli anni 2000.
Le conseguenze sui contesti locali di questa mobilità, popolarmente conosciuta come lawol ley (la strada in basso, in Pulaar) o koma siloo (la strada laterale, in Mandinka), è incomparabile a quello delle precedenti migrazioni internazionali: il numero di giovani coinvolti, il rapido miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie i cui membri sono riusciti a entrare nello spazio europeo, la tragedia dei fallimenti e, dal 2017 in poi, i ritorni volontari o forzati dalla rotta mediterranea1 centrale hanno aperto una fase storica in cui la migrazione, la sua legittimità e il suo significato è dibattuto a tutti i livelli della società. Mentre le organizzazioni internazionali, il governo senegalese e la società civile tentano di gestire i flussi e incoraggiare il rimpatrio, le comunità locali e le reti familiari devono affrontare quotidianamente i costi sociali e umani della lawol ley/koma siloo.
DATI BIBLIOGRAFICI
Autrice: Alice Bellagamba
Editore: Ledizioni
Pubblicato nel: giugno 2022
Formato: PDF in Open Access
ISBN: 9788855267229
DOI: doi.org/10.14672/55267229
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